Quando ero bambina ero bravissima a quanto pare a scrivere i temi. Fin dalla quarta elementare i miei temi venivano portati in giro per le classi sia delle elementari che delle medie e letti a tutti gli alunni... a volte dovevo andare io a leggerli: inutile dire che volevo sprofondare sotto terra! Poi col passaggio al liceo le tracce dei compiti scritti diventarono per me di una noia mortale e tra l'altro non prendevo mai più della sufficienza. In più ero scarsissima in matematica e greco e iniziai un calvario di lezioni private... Decisi che scrivere non mi piaceva più e praticamente smisi.
La scuola dovrebbe togliere contenuti vuoti e offrire esperienze per far esprimere il talento, vederlo e segnalarlo alle famiglie per fare un lavoro sinergico. Invece il sistema dei voti porta inevitabilmente a credere che per riuscire nella scuola si debba dedicare la maggior parte del tempo a lavorare sui punti deboli. Ma per quanto possiamo farlo, a discapito ovviamente dell'approfondire ciò che ci piace (che poi, come possa piacere ai ragazzi una scuola così é tutto un mistero... ), finiremmo con l'avere tutti competenze più o meno di base in tutto. Questo nella vita personale o lavorativa ci rende uno tra tanti. Le persone che lasciano il segno sono quelle che si sbilanciano, di cui vediamo qualcosa di speciale, che non vogliono per forza piacere a tutti, che hanno una luce che brilla.
Felicità ed eccellenza invece viaggiano sullo stesso binario: se faccio prevalentemente ciò che mi piace, raggiungendo risultati di spicco di cui il mondo può beneficiare, aumenteranno la mia autostima, il riconoscimento sociale, l'appagamento. In una parola la felicità. E ripenso sempre a Socrate (mi farò vedere da uno buono ;-) o comunque al mondo classico. Chi ha costruito monumenti che hanno sfidato i millenni e ancora oggi sono grandiosi ai nostri occhi, tanto che possiamo considerarli eterni, monumenti alla grandezza dell'uomo, magari non conosceva la storia o la geografia per dire. Magari non sapeva nemmeno leggere e scrivere, o poteva sembrare stupido perché non sapeva cucinare un uovo, o fare centomila altre cose. Ma una si che la sapeva fare! E la faceva come nessun altro. E lì é la grandiosità dell'essere umano a cui dobbiamo nei miei sogni ritornare.
I più grandi imprenditori, non che dobbiamo assumerli necessariamente a modello, ma semplicemente per fare un esempio, non sono quelli che sanno fare più cose, ma sono quelli che più delegano ciò che non è strategico tenendo per sé ciò che sanno fare alla grande.
Tutti questi pensieri in libertà li ho ritrovati in un cult della letteratura sull'argomento: The Element, di Ken Robinson, che aggiunge di più: "Le attitudini non si manifestano necessariamente, a meno che non si presenti l'opportunità di usarle. Ciò significa, naturalmente, che potremmo anche non scoprire mai il nostro Elemento (talento, ndr). Molto dipende dalle opportunità che abbiamo, dalle opportunità che sappiamo creare, dal modo in cui le sappiamo cogliere, se le cogliamo.
Essere nel proprio Elemento spesso significa essere connessi con altre persone che condividono le stesse passioni e la stessa volontà di impegnarsi. In pratica, ciò si traduce in una ricerca attiva di opportunità per esplorare le proprie attitudini in campi diversi. Spesso, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a riconoscere i nostri reali talenti. Spesso, possiamo aiutare qualcun altro a scoprire il suo".
E tu, sai in cosa riesci davvero?
p.s. alla maturità scelsi un tema di analisi del testo sulla poesia "I fiumi" di Ungaretti... scopiazzai ma lo feci male, e non azzeccai niente!
p.p.s. oggi sono insegnante di italiano
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