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Danilo Casertano: "i ragazzi hanno tanto bisogno di sperimentare le mani e il corpo"

Aggiornamento: 19 feb 2020

LUCCA. In occasione del corso per Educatori Naturali dell'associazione Manes ho incontrato il maestro Danilo Casertano, presidente dell'associazione Manes, fondatore della scuola del Mare, della scuola del Bosco, dell'Asilo del Mare e dell'ormai storico Asilo del Bosco di Ostia antica, formatore instancabile... insomma, una persona che quando parla di educazione all'aperto sa il fatto suo!

Nella fretta tra una sessione e l'altra, ma nella cornice meravigliosa di Villa Boccelli a Lucca, Danilo mi ha parlato della scuola del presente, di quella del futuro, di tutto quello che si fa ma ancora di più di quel che c'è da fare. Qui alcuni estratti.


Secondo te in cosa dovrebbe cambiare la scuola secondaria?

La scuola non dovrebbe essere un obbligo, cioè si dovrebbe accettare la sfida che a scuola i ragazzi ci vadano se trovano qualcosa che per loro ha senso.

La scuola secondaria dovrebbe imparare a entrare nella città e la città dovrebbe imparare a entrare a scuola. Nella fascia dell'adolescenza è impensabile che ci possa essere questa separazione tra il mondo della realtà e il mondo della cultura.

Il professore deve trovare il modo che la sua conoscenza del passato non venga vissuta dal giovane come qualcosa di avulso dal contemporaneo.

Poi c'è questa eccessiva differenziazione tra scuole professionali, istituti tecnici e licei: io penso che questa distinzione così netta sia un depauperamento per tutti. Perchè i ragazzi degli istituti tecnici e degli istituti professionali avrebbero tanto bisogno di letteratura e filosofia e i ragazzi dei licei avrebbero tanto bisogno di sperimentare le mani e il corpo.


Pensi che la scuola statale sia pronta per accogliere un nuovo paradigma?

No, ma imploderà su se stessa. Dovrebbe sperimentare delle avanguardie. Qualcosa sta facendo, io le sto girando (con il suo #‎ilgirodelmondoin80scuole, n.d.r.), ma dovrebbe spingersi un po' di più sul tema degli spazi e di chi insegna. Dovrebbe riconoscere le eccellenze che già ha, dovrebbe dargli più libertà... e invece, nelle periferie più degradate o nelle aree più disastrate, dovrebbe avere il coraggio di cambiare totalmente e di provare delle cose totalmente diverse. Credo che con la regionalizzazione della scuola statale il sistema avrà un grande scossone, ci sarà un grande cambiamento.



Credi che la metodologia dell'educazione all'aperto abbia delle risposte anche per la scuola secondaria?

Si, perchè la riflessione sugli spazi è fondamentale: dove porti i ragazzi ha un effetto totalmente diverso. Se ci pensi l'alternanza scuola lavoro è outdoor education. Con il fatto che la scuola secondaria è solo di mattina ti dicono poi che non c'è il tempo di fare tutte le lezioni. E questo crea varie problematiche, perchè ci sono quelli che la mattina vanno a scuola, e poi dedicano 2-3 ore allo studio il pomeriggio, che a volte rischiano di perdere il contatto con gli sport, con le arti e gli altri talenti e si intristiscono tanto. Io penso che la scuola dovrebbe essere sempre aperta, ma che la distinzione tra ciò che è accademico e ciò che non lo è dovrebbe saltare: ci sono esperienze che hanno valore e esperienze che non hanno valore.



Molti quando pensano all'outdoor education pensano a un ritorno al passato, all'infanzia dei nonni, che giocavano liberi all'aperto. Cosa c'è di nuovo nel nuovo paradigma?

Nel nuovo c'è anche il vecchio, il modernismo è un problema contemporaneo. Non è vero che tutto ciò che è nuovo è necessariamente migliore. Questa cosa dei nonni e delle tradizioni è un pezzo importante, soprattutto nei primi anni dell'approccio al mondo e all'aria aperta. Il grande elemento di differenza io lo vedo nei sensori (mostra il suo anello, n.d.r.). Questo monitora la fase rem, quanto tempo ci metto ad addormentarmi... da veramente un sacco di indicatori. Perché lo utilizzo? Perchè il tema della salute nell'outdoor education è fondamentale. Io sono convinto che la scuola oggi ti fa male perchè ti fa ammalare fisicamente. E che quindi lo stare fuori, camminare, essere attivi, il contatto col sole siano la prima cosa che la scuola dovrebbe fare: tutelare la tua salute.

Integrare l'elemento tecnologico nell'outdoor credo che sarà uno dei suoi cavalli di battaglia. La sensoristica che oggi si può usare con pochissimi soldi, che misura il rumore, la CO₂, metterebbe in ginocchio il sistema educativo in pochissimo tempo.

Quindi outdoor education non significa chiudersi alla tecnologia, ma oggi la tecnologia può dimostrare che una serie di abitudini della scuola di oggi sono malsane. E io sono convinto che i dati sanitari siano importanti nella scuola.



Cosa vedi dopo la scuola?

Vedo comunità educanti, rapporti tra persone più piccole e più grandi, vedo più luoghi per l'apprendimento, vedo un algoritmo che, come oggi ci da la lista di Spotify, forse un giorno ci aiuterà a scoprire le nostre passioni, il nostro talento e le nostre fragilità. Ci sarà più possibilità di meravigliarsi, si ritornerà ad imparare dalle piazze, dalle persone, e sono curioso di vedere come sarà.



In queste ore Danilo é in viaggio per l'India, come rappresentante dell'Italia e delle nuove esperienze educative nel mondo... buon viaggio, Danilo, daje!


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